Non è meta turistica è solo saudades





Sono quasi le 20:00 e comincia a riempirsi il marciapiede, arriviamo tutti piano piano e già qualcuno più piccolo chiede: "Andiamo da te a vedere "los muñequitos" con il proyector?-
Siamo tutti d'accordo, la sala si addobba di bambini in attesa, le immagini cominciano a scorrere ma appena il povero sarto coraggioso ha imburrato la fetta di pane va via la luce, game over...
Ma per noi non è un problema, se non c'è corrente si gioca lo stesso , siamo bambini e ci basta così poco: una corda, un aro oppure un gessetto per disegnare "il pon" e una scatoletta di "leche condensada" schiacciata o un sassolino da lanciare dalla "terra" fino ad arrivare al "cielo".
Il nostro parco giochi è immenso, due marciapiedi, le case dei vicini e c'è un esercito di adulti che veglia su di noi e la nostra gioia riempie ogni angolo della strada , non c'è luce: si va a dormire più tardi.
Sono cresciuta li , nel "barrio" Quemados di Marianao, tra l'odore della melassa del zuccherificio vicino ed i tamburi batà di Pogolotti.
Erano tutte case basse , poche a due piani che donavano una certa armonia al quartiere, oggi sono diventati tutti architetti e le loro creazioni fanno paura, non c'è estetica nè gusto , sono sbalordita di quello che si può creare per necessità .
Il municipio di Marianao non è una meta turistica ma ha un passato di splendore e di storie importanti.
Mayanabo era il suo nome aborigene che vuol dire "terra tra due fiumi", l'Almendares e il Quibù. Da "questa parte" c'erano fitte foreste che venivano sfruttate senza controllo per rifornire di legno la vicina San Cristòbal de la Habana e per la costruzione e riparazione delle navi spagnole fino al decreto del 1765 che vietò il taglio degli alberi in tutte le zone boscose " desde la chorrera hasta marianabo"
Verso la fine del XVI secolo comincia la migrazione dei primi "coloni" verso "Marianabo", si dedicavano fondamentalmente all'allevamento di bestiame, agli inizi del XVIII secolo il sacerdote Francisco Zayas ricevete dei terreni per costruire un nuovo "pueblo"che sarà distrutto da un incendio nel 1729 , molti si sposteranno più al nord , altri ricostruiranno la cittadina che diventerà Quemados de Marianao nel 1765.
Il modesto eremo eretto nel 1734 cresce come costruzione e nel 1789 e già la parrocchia di San Francesco Xavier, ancora in piedi e orgoglio dei "marianensi".
La borghesia habanera è attratta dalla vegetazione rigogliosa e dalle proprietà curative dell'acque del Pocito, fonte del fiume Quibù e costruiscono le loro case di vacanze, Marianao diventa così un luogo di incontro per le classi abbienti, che creano innumerevoli centri di ricreazione dove le feste e le danze colorano la zona nell'estate borghese. 
Cresce l'industria dello zucchero che negli anni a venire diventerà un impero.L'antico "central" Toledo, oggi Martinez Prieto è il simbolo dei tempi che furono, è ancora in funzione come raffineria/museo e nella stesa sede da 2 secoli. 
Marianao continua a spandersi in tutte le direzioni come i tentacoli di una piovra, già nel 1878 è municipio e nel 1884 avrà anche il suo tratto di ferrovia.
Arriva il 1900, periodo dell'occupazione americana, il generale maggiore Fitz Hugo Lee si stabilì col'esercito vicino a Quemados de Marianao, nell'accampamento militare noto come "Columbia Camp", sarà qui che il dottore cubano Carlos J. Finlay porterà avanti le sue ricerche e dimostrerà finalmente la sua teoria sul vettore di trasmissione della febbre gialla: la zanzara Aedes aegypti.


Nel 1910 , il 19 dicembre nacque nel Columbia Camp, Josè Lezama Lima ( "Paradiso") che diventerà una delle voci letterarie più importanti dell'America Latina. 
L'arrivo dei militari in zona fece crescere velocemente la popolazione con l'incremento dell'attività urbanistica dando origine a tanti altri quartieri tra cui Miramar. Contemporaneamente cresce il numero di famiglie umili che lavorano per le numerose industrie che hanno trovato sede in questo territorio.
Un piemontese di Giaveno arrivava all'Avana nel 1898 come segretario del console americano, sarà lui, Dino Pogolotti, un italiano con spiccate doti imprenditoriali, a vincere la gara d'appalto per la costruzione del primo quartiere operaio dell'isola nel comune di Marianao nel 1910.
Pogolotti costruì non solo le case ma realizzò opere importanti di urbanizzazione come l'acquedotto, la scuola, il cinema e un negozio di alimentari, il quartiere nacque col nome di Redenciòn ma sarà sempre ricordato come il quartiere Pogolotti.
Suo figlio Marcello e la nipote Graziella sono due figure rilevanti della cultura cubana nella pittura e la letteratura.
Nel periodo della Danza dei Milioni (1914-1918) vengono investite ingenti somme di denaro nelle infrastrutture, l'urbanizzazione e la costruzione di sontuose residenze.
Gli anni 40 portano ulteriore sviluppo della zona, è il periodo delle opere monumentali, vicino alla città militare Columbia , nel 1941 viene inaugurato l'ospedale gineco ostetrico "Maternidad Obrera", disegnato dall'architetto Emilio de Soto Segura è una bellissima e solida struttura che fa parte del gruppo di costruzioni rappresentative dello stile Art Decò della città della Habana.



Nel 1944 vede la luce il complesso architettonico monumentale "Obelisco de Marianao", una rotonda dove svetta una torre ( noi la chiamiamo siringa ) alta 32 metri con un riflettore sulla cima che serviva da guida agli aerei che decollavano o arrivavano all'aeroporto militare della Città Columbia, la piazza con la rotonda centrale ed i 4 edifici molto simili nella loro architettura e disegno che la circondano fu inaugurata col nome di Piazza Civica "4 settembre" per ricordare il colpo di stato del 1933 che pose fine al governo di Machado, una mozione del collegio medico di Marianao del 1948 riusci a cambiare il nome della piazza dedicandola al dottore Carlos J. Finlay .

I quattro edifici hanno conservato più o meno la loro funzione originale, attualmente ospitano un asilo di anziani, una scuola media, la facoltà di Economia e la prestigiosa Accademia Nazionale delle Belle Arti San Alejandro, maestri come Rita Longa, Servando Cabrera Moreno, Jorge Arche e Ponce de Leòn studiarono in questa scuola.



Attualmente Marianao conta su uno straordinario sistema d'istruzione, qui ha sede l'istituto Superiore Politecnico più importante del paese (noto come CUJAE), numerose scuole per l'educazione primaria, da segnalare il complesso Ciudad Escolar Libertad (ex Città Militar Columbia) che conta con numerose scuole tra cui due altamente specializzate: una per non vedenti e l'altra per bambini con disturbi dell'apprendimento.
Dentro il complesso ha sede anche l'Accademia Militare e l'Istituto Superiore Pedagogico.
Nella ex Quinta Durañona (avenida 51 e 118), antica casa del proprietario del Zuccherificio Toledo,  sorge oggi l'Accademia di Ballet Prodanza, diretta dalla Grand Maitre de Ballet Laura Alonso (figlia di Alicia Alonso)
Marianao è sede del Conservatorio di Musica Alejandro Garcia Caturla e la biblioteca "Enrique Josè Varona" molto interessante dal punto di vista architettonico e sociale. Abbiamo anche il famoso Cabaret Tropicana ma questa è un'altra danza!

La delimitazione territoriale di Marianao è stata modificata più di una volta nel corso della sua storia, alla fine della "ripartizione" è rimasta con una vasta periferia industriale ed una struttura sociale fondamentalmente "operaia", i famosi ex Country Club, Yacht Club e tutto il resto non fanno più parte della realtà marianense dagli anni 70,  ma noi siamo testardi e continuiamo a chiamare questi posti "Playas de Marianao".
Marianao è la ex bella donna abbandonata perchè ha perso il suo splendore, è  anche il profilo più brutto che non ci piace mostrare allo specchio, è la storia del cigno che diventa brutto anatroccolo,  oppure come diceva la mia vicina in modo scherzoso mentre puliva casa: -"spingo la polvere sotto il divano , lì la suocera non la vede"-  
Marianao ha bisogno di un  piano regolatore per l'edilizia e le sovrastrutture; da qualche anno si lavora in questa direzione in alcune zone critiche come "la isla del polvo " di Pogolotti, con la collaborazione di associazioni internazionali non profit, ma bisogna fare di più, questo territorio è da "rimodellare" e mi auguro che tutte le persone che abitano in questo luogo possano avere un posto da chiamare casa e vivere con dignità.
Torno di nuovo alla mia infanzia, scappiamo con i trampoli su per la calle 106 ma un genitore "vedetta" da l'allarme e si sente Matilde "la gallega" urlare  "MARISOOOOOOOL, vir aquì!!!!!!"